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In questa pagina trovano spazio informazioni relative a Ricerche, Studi attinenti ad argomenti come il bilancio sociale, il bilancio ambientale, l'etica d'impresa, il fund raising. Si invitano tutti coloro interessati ad alimentare la materia (Imprese, Universita' Studenti, Istituti di ricerca, ecc.) ad inviare i loro contributi in formato elettronico adatto al web (per es. formato MS Word), con una presentazione del soggetto e una breve descrizione dell'argomento trattato. Tutti i contributi inviati, divisi per tipologia e per argomento, verranno pubblicati in questo sito, naturalmente con la citazione della fonte ed eventuali collegamenti ipertestuali ai siti corrispondenti.
Per eventuali segnalazioni e contributi e-mail




Presentazione delle “Linee guida per la Rendicontazione sociale negli enti locali”

A cura di Giuseppe Farneti, Presidente della I sezione dell’Osservatorio per la finanza e la contabilità degli enti locali Professore ordinario di Economia aziendale, Università di Bologna-sede di Forlì giuseppe.farneti@unibo.it

Nell’ambito del suo ruolo di indirizzo l’Osservatorio per la finanza e la contabilità degli enti locali del Ministero dell’Interno ha approvato le Linee guida per la rendicontazione sociale negli enti locali, pubblicate all’indirizzo:
http://osservatorio.interno.it/pareri/Linee%20guida%20.pdf
Il documento nasce da un accurato lavoro di studio, discussione e stesura, che ha avuto inizio in seno all’Osservatorio nei primi mesi del 2006, attraverso la costituzione di un sotto-gruppo composto da studiosi e professionisti che si interessano da anni di rendicontazione sociale negli enti locali, i quali hanno formulato una proposta che è stata successivamente integrata dalla sezione Ordinamento contabile e finanziario ed infine approvata dall’Osservatorio, nella sua stesura definitiva, in seduta plenaria lo scorso 7 giugno.
Il modello delineato dalle Linee guida costituisce un quadro di riferimento completo e direttamente applicabile per gli enti locali, indirizzato ad uniformarne le future pratiche di rendicontazione sociale. E’ “completo” perché prende in considerazione sia la struttura ed i contenuti del bilancio sociale (annuale e di mandato), sia il processo di rendicontazione che ne porta alla stesura (incluso il tema dell’asseverazione). E’ “direttamente applicabile”, poiché, conformandosi alla Direttiva della Funzione pubblica sulla rendicontazione sociale del 2006, ne specifica ed integra i contenuti in relazione all’ordinamento contabile e alle caratteristiche intrinseche delle amministrazioni locali.
La concezione del bilancio sociale proposta dalle Linee guida è quella di “documento” di accountability esterna, che rende conto delle scelte, delle attività, dei risultati e dell’impiego di risorse, ed “esito del un processo” di rendicontazione, volto a favorire meccanismi di controllo sociale ed alimentare il processo di programmazione annuale.
Il quadro di riferimento che è stato posto alla base dell’elaborazione delle Linee guida è rappresento dalle disposizioni del Tuel (D. Lgs. 267/00), dai Postulati e dei principi contabili applicati degli enti locali e della Direttiva del Ministro del Dipartimento della Funzione pubblica sulla Rendicontazione sociale nelle amministrazioni pubbliche (direttiva 17/02/06, G.U. n. 63 del 16/03/06). Esse hanno inoltre tenuto conto della Comunicazione della Commissione europea sulla “Responsabilità sociale delle imprese: un contributo delle imprese allo sviluppo sostenibile (del 02/07/2002, COM (2002) 347 def., Punto 7.7 – Amministrazioni pubbliche), dello standard della Rendicontazione sociale nel settore pubblico formulato dal Gruppo di studio per il Bilancio Sociale (GBS), dello standard di rendicontazione proposto dalla Global Reporting Initiative (GRI) per il settore pubblico (Sector supplement for public agencies) e dello standard AA1000 e gli altri documenti elaborati da The Institute of Social and Ethical Accountability (ISEA).
La struttura del bilancio sociale proposta dalle Linee guida si articola in 5 sezioni: a) presentazione del documento e nota metodologica; b) identità dell’ente locale; c) servizi erogati; d) risorse economico-finanziarie e dotazione patrimoniale; e) asseverazione del bilancio sociale. Nell’ambito delle medesime è interessante notare la richiesta di fornire una rendicontazione sociale riferita all’intero gruppo pubblico che collabora con l’ente nel soddisfacimento dei bisogni. Inoltre, viene più volte sottolineato il collegamento che deve esistere tra la rendicontazione e i documenti del sistema di bilancio dell’ente, al fine di limitare l’autoreferenzialità dei bilanci sociali prodotti; nonché la previsione di inserire nella rendicontazione degli indicatori di tipo contabile ed extra-contabile che esprimano le dimensioni di efficacia, efficienza ed impatto dell’attività posta in essere.
Il processo di rendicontazione prevede il compimento delle seguenti fasi: a) delibera di indirizzo per la redazione del bilancio sociale e costituzione del gruppo di lavoro; b) presentazione ai portatori di interesse; c) rilevazione dei dati e stesura della bozza di bilancio sociale; d) consultazione e partecipazione dei portatori di interesse; e) stesura finale e asseverazione; f) approvazione e pubblicazione; g) comunicazione del bilancio sociale e integrazione con l’attività di programmazione. Si sottolinea pertanto il forte collegamento con i portatori di interesse, che consente al bilancio sociale di limitare l’autoreferenzialità dei contenuti e di fungere come strumento idoneo a rialimentare il processo di programmazione annuale dell’ente tenendo conto delle osservazioni espresse dagli stakeholder consultati.
Questi ultimi, attraverso un processo di coinvolgimento sviluppato su più momenti nella fase di rendicontazione sociale, sono infatti chiamati ad esprimere:
- valutazioni di efficacia dell’azione posta in essere dall’ente;
- valutazioni sulla completezza, la significatività e la rilevanza delle informazioni riportate e la loro chiarezza espositiva;
- osservazioni e i suggerimenti da considerare nella futura attività di programmazione.
Infine, l’osseverazione è indirizzata a verificare la veridicità di tutti i dati esposti nel bilancio sociale (economici, finanziari, patrimoniali ed extra-contabili), la coerenza rispetto ai documenti del sistema di bilancio, l’affidabilità del processo di elaborazione e la significatività e sulla rilevanza delle informazioni riportate. Gli aspetti affrontati dalle linee guida in merito all’asseverazione riguardano i soggetti, le modalità di esecuzione del servizio di asseverazione, i requisiti di indipendenza dei revisori, le modalità di accettazione dell’incarico, il destinatario ed i contenuti della relazione finale e i principi di riferimento per svolgere le verifiche.

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Bilancio sociale: il percorso della qualità nel non profit

Pubblichiamo un interessante articolo del Dott. Sergio Ricci uscito sulla Rivista TERZO SETTORE del SOLE24ORE.
Abstract
I più “evoluti” soggetti non profit sono stati spinti negli ultimi anni a processi di cambiamento organizzativo e gestionale dal punto di vista economico e soprattutto qualitativo. Un impulso dettato dai cambiamenti della legislazione nazionale e locale, e contemporaneamente, da una ricerca di risparmio sulle spese dedicate al welfare, con la consapevolezza che la società è oggi molto più attenta alla qualità dei servizi erogati dal Terzo Settore. Il bilancio sociale diventa uno strumento sempre più strategico per presentarsi a donatori, istituzioni e utenti finali.
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Bilancio di rendicontazione sociale: le prime linee guida

Pubblichiamo un interessante articolo del Dott. Sergio Ricci uscito sulla Rivista TERZO SETTORE del SOLE24ORE.
Abstract
Sempre più spesso nel linguaggio comune e sui principali organi di stampa, si parla genericamente di bilancio sociale, ricomprendendo documenti, modelli di analisi e modalità di rendicontazione sociale tra i più diversi tra loro. A questo eccesso di semplificazione tenta di mettere un argine una recente direttiva della Funzione pubblica in cui si definiscono specifiche linee guida sulla rendicontazione sociale nelle pubbliche amministrazioni.
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Pubblichiamo il Documento "Responsabilità Sociale delle Imprese. Esempi di buone pratiche italiane" realizzato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in collaborazione con Italia Lavoro S.p.A..
Introduzione
Il concetto di responsabilità sociale delle imprese (CSR - Corporate Social Responsibility) viene concordemente definito come “l'integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali ed ecologiche nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate (stakeholder)1.” L'adesione da parte delle imprese a questo comportamento virtuoso denota l'adozione volontaria di strategie aziendali socialmente responsabili connotate dall'obiettivo di perseguire uno sviluppo sostenibile.
È intorno a questo concetto che il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (raccogliendo le sollecitazioni della prima Conferenza Nazionale sulla CSR tenutasi a Roma il 10 dicembre dello scorso anno) ha riunito un Gruppo di lavoro per individuare e selezionare alcuni esempi di buone pratiche tra le imprese italiane.
Il lavoro effettuato in questi mesi è presentato in questa pubblicazione, che porta il titolo di Responsabilità Sociale delle Imprese - Esempi di buone pratiche italiane. Sono descritti 30 casi di buone pratiche, esempi di una imprenditorialità che ha deciso di intraprendere il percorso della sostenibilità con l'adozione di comportamenti socialmente responsabili. Attraverso la descrizione delle buone pratiche attuate da queste aziende il Ministero intende promuovere un nuovo modo di “fare impresa”, in grado di coniugare il successo e la creazione di valore con un comportamento rispettoso e proattivo verso i propri interlocutori.
Dal punto di vista metodologico il Gruppo di lavorosi è ispirato ad un'analoga iniziativa della Commissione Europea2, mutuando i medesimi criteri che hanno consentito l'individuazione e la selezione dei casi raccolti. Essi si basano sulle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (economica, sociale e ambientale) e sono supportati dagli indicatori del Progetto CSR-SC sviluppato in questi anni dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in collaborazione con l'Università Bocconi di Milano.
Questi criteri sono riassunti nella tabella “I Pilastri per lo Sviluppo Sostenibile delle Imprese Socialmente Responsabili”.Come detto, i pilastri dello sviluppo sostenibile sono quello economico, quello sociale e quello ambientale. Il pilastro sociale si articola a sua volta in due sottoaree, che comprendono il posto di lavoro e la comunità. All'interno di ciascuna area è stata proposta un'articolazione di indicatori volti ad indirizzare l'analisi sui diversi aspetti della gestione dell'impresa.
In questa prima edizione il Gruppo di lavoro ha deciso di valorizzare le best practices soprattutto delle piccole e medie imprese, che rappresentano oltre il 90% tessuto imprenditoriale italiano.
Il volume Responsabilità Sociale delle Imprese - Esempi di buone pratiche italiane è un primo passo per promuovere casi di eccellenza di responsabilità sociale delle imprese italiane e per proseguire nell'opera di diffusione di questo tema, soprattutto tra le piccole e medie realtà imprenditoriali.
L'auspicio è che il presente volume possa contribuire a stimolare l'adozione di azioni socialmente responsabili anche in altre realtà organizzative e possa altresì suggerire l'emulazione delle attività di CSR descritte per applicazioni anche in altri contesti.
È doveroso in questa sede ringraziare tutte le persone e le organizzazioni che hanno contribuito alla raccolta delle buone pratiche presentate e alla realizzazione e pubblicazione del volume: in particolare Anima3 e Sodalitas4 (per quanto riguarda le associazioni di imprese già sensibili al tema della responsabilità sociale); Adiconsum5 (per la categoria dei consumatori, sempre più determinanti nel condizionare positivamente i comportamenti delle imprese); gli sportelli specializzati delle Camere di Commercio italiane6 (che, grazie alla loro capillarità nel territorio e competenza sul tema, sono stati fondamentali per l'individuazione e l'analisi di numerosi casi di eccellenza); Italia Lavoro Spa (che ha realizzato il volume); Claudia Svampa, giornalista (che ha coordinato il comitato di redazione) e Laura Prati (che ha realizzato il progetto grafico).
Il coordinamento generale necessario alla realizzazione del volume e, più in generale, il coordinamento delle complesse attività che ruotano attorno al Progetto CSR-SC del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è stato effettuato con la solita passione da Elena Biglietti, Alessandro Bressan e Celeste Iannuzzi del Gruppo di lavoro CSR-SCdel Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, coordinato da Katia Martino del Segretariato Generale del Ministero, con il supporto di Maria Cristina Pitorri in stretta collaborazione con la Direzione Generale per la Famiglia, i Diritti Sociali e la Responsabilità Sociale delle Imprese CSR7 del Ministero.
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Come sono i bilanci sociali delle aziende italiane. Uno studio di Adiconsum

Adiconsum ha condotto uno studio sui bilanci sociali pubblicati da 21 aziende italiane scelte in rappresentanza dei settori bancario, assicurativo, erogazione di servizi pubblici, distribuzione di beni di consumo. L'iniziativa rientra nell'ambito del progetto europeo SA&CO (Social accountability and consumers).
Chi fosse interessato allo studio, può contattare la Redazione del sito: info@bilanciosociale.it

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Pubblichiamo gli atti del convegno “Il marketing sociale e la Corporate Social Responsibility”, tenutosi mercoledì 26 ottobre, all’Asolo Golf Club di Cavaso del Tomba (TV) organizzato da Reporting RP e Connecting-Managers.
Evento che ha riscontrato un notevole successo di pubblico molto attento alle tematiche legate alla RSI.
In allegato un estratto delle presentazioni dei case history proposte dai vari relatori e i primi risultati del sondaggio on-line proposto da Reporting RP e lanciato sul sito di Connecting-Managers, con l’obiettivo di misurare l’interesse e l’impegno delle imprese del Nord-Est sul tema della RSI.

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Diffusione della CSR attraverso i meccanismi del mercato

Pubblichiamo un interessante articolo del Dott. Dario Muzzarini sulla CSR.
Abstract
Nell'attuale dibattito relativo all'introduzione della CSR all'interno delle imprese prende sempre più co po l'idea che l'imp esa abbia in effetti delle responsabilità verso la collettività e non solo verso i prop i azionisti.Tuttavia,fino ad oggi le imprese,e in primo luogo i manage ,hanno gene almente posto la soddisfazione degli azionisti,intesa come massimizzazione del profitto,come obiettivo principale da aggiungere.Introdu e la CSR in una realtà imprenditoriale significa invece accettare che l'imp esa abbai il dove e di massimizzare la soddisfazione di ogni suo stakeholder.Conciliare questa visione con la tradizione adicata globalmente della massimizzazione dei profitti appare in effetti poco probabile.Anche qualora i manage dovesse o svegliarsi dal loro torpore capitalista, prendendo coscienza della responsabilità che ha l'impresa verso la collettività,difficilmente potrebbe o modificare le strategie competitive pe conside are elementi di alto valore morale ma appa entemente sconvenienti da un punto di vista economico. L'anello di congiunzione tra le due visioni,diametralmente opposte,è appresentato dalla possibilità di trovare dei benefici di natu a economica legati ai comportamenti socialmente responsabili.T a i dive si possibili vantaggi ne esiste uno decisamente più concreto degli altri:l'impatto in te mini reputazionali sul mercato.In sostanza,se un'impresa si dimostra socialmente responsabile può guadagnare in termini di immagine e reputazione agli occhi dei consumatori e quelli più sensibili a certe tematiche potrebbero iniziare a preferirne i prodotti ispetto a quelli dei concorrenti.Questa possibilità,tutt'altro che remota,si scontra con l'evidente incapacità valutativa dei singoli consumatori,che non hanno certamente né il tempo né le competenze pe valutare in maniera efficace il comportamento di ogni impresa.Il grande potere detenuto inconsapevolmente dai consumatori,esplicabile attraverso le lo o scelte di acquisto potrebbe perdersi a causa dell'enorme quantitativo di informazioni da conside are.In risposta a questo p oblema è opportuno conside are l'introduzione di uno strumento di valutazione sintetica del comportamento sociale dell'impresa,una sorta di ating,che riassuma in estrema sintesi il comportamento delle imprese e pe metta al consumatore di confronta e i diversi prodotti anche conside ando questo elemento di differenziazione.

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Buone prassi di imprese nazionali ed estere sul tema della responsabilità sociale d'impresa

Pubblichiamo una serie di buone pratiche sulla responsabilità sociale d'impresa di alcune PMI europee predisposta dall'Unione Europea.

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Il Bilancio Sociale dalle imprese profit alle organizzazioni non profit.

Pubblichiamo questo documento della Dott.ssa Monica Vitali laureata in Economia e Commercio presso l'Università degli Studi di Bologna: "I recenti fatti di cronaca nazionale e internazionale, ed i sempre maggiori vincoli di natura ambientale e normativa, hanno portato ad un’evoluzione del modo in cui si intende l’azienda, soprattutto quella di grandi dimensioni, che ha dovuto fare i conti con scandali finanziari, ambientali, sfruttamento di minori, e con tutto quanto ne ha fatto perdere la credibilità e l’immagine etica. E’ nata così l’esigenza da parte delle organizzazioni che vogliono sopravvivere in un ambiente turbolento, di legittimare la propria attività attraverso l’approvazione e il consenso esterno. L’azienda deve rendere conto del proprio operato a più soggetti esterni (stakeholders), ovvero a portatori di interesse ulteriori rispetto al soggetto economico di riferimento. Fra gli stakeholders si possono classificare: dipendenti, clienti, fornitori, banche, stato, comunità locale, ovvero tutti coloro che a vario titolo entrano in contatto con l’impresa...."

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Aspetti contabili di una gestione socialmente responsabile.

Pubblichiamo questo documento del Dott. Luca Condosta (Dottore in Economia e Commercio – Membro del Gruppo di Studio per il Bilancio Sociale, Direttore della ricerca di Eticolab – Associazione per l’Etica di Impresa) che si pone l'obiettivo di evidenziare il forte collegamento esistente tra strategia orientata alla Responsabilità Sociale, bilancio di esercizio e rendicontazione socioambientale.

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Dal POF al “Bilancio Sociale”: un orizzonte da esplorare per la scuola dell’autonomia.

Pubblichiamo questo documento realizzato da Franco De Anna Dirigente per i servizi Ispettivi MIUR - Ufficio Regionale Scolastico Marche, che tenta di estendere alla scuola la metodologia e la filosofia del Bilancio Sociale.
"Sono sempre più numerose le imprese, sia profit che no profit, che adottano lo strumento (e la filosofia che lo ispira) di “rendicontazione sociale” che passa sotto il nome di “bilancio sociale”. Più recentemente, accanto alle imprese, lo strumento si sta diffondendo tra gli Enti Locali, in particolare Comuni e Provincie, attraverso necessari e opportuni adattamenti strumentali, ma in coincidenza di ispirazione e criteri. Queste note vorrebbero contribuire ad aprire una riflessione e, perché no?, una linea di ricerca per la “traduzione” nella scuola dell’autonomia, sia della filosofia che ispira tali esperienze in altri contesti, sia degli strumenti necessari a metterla in opera. A partire dalla considerazione che almeno alcuni elementi di quella filosofia sono presenti ad origine, nello strumento POF, almeno quello ipotizzato con l’istituzione dell’Autonomia, se non quello “praticato” nella realtà multiforme della scuola reale. Dunque esplorando le differenze specifiche, gli arricchimenti implicati, i completamenti necessari, a partire dal POF, per pervenire ad un vero e proprio “Bilancio Sociale” dell’Istituzione scolastica Autonoma."

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BS: Bilancio Sociale o Bull Shit?
Non si tratta solo di efficienza economica, ma dell'impatto dell'azienda sulla società nel suo complesso.

Un articolo di Paolo D'Anselmi tratto da www.ferpi.it

"'Tutte cazzate', direbbe il mio amministratore delegato se gli andassi a proporre di fare il bilancio sociale", sorride amaro il collaboratore del Mitico Manager. "È una bella vigna nella quale andare a prendere contratti", ammicca il collega con l'accento nordico del dipendente pubblico che fa pratica privata. Gli stalloni del management sono spietati con il bilancio sociale e sono corroborati – al traverso - da intellettuali di valore. Per esempio Massimo Mucchetti nell'analitico libro "Licenziare i padroni", loda Enel ed Eni e Telecom degli anni '80 e '90 per avere creato valore e profitto per gli azionisti. Mucchetti si basa sul conto di utili e quotazione azionaria. Che c'entra questo col bilancio sociale? C'entra perché il bilancio sociale è il luogo dove uno si fa venire il dubbio che un monopolista che fa profitto sta strozzando i consumatori. Il BS non è la vetrina delle limosine alle vedove e agli orfani, non è report di veltroniani concerti sponsorizzati dal cartello dei concessionari per la riscossione dei tributi. Nel BS si può dare notizia del quadro concorrenziale in cui profitti e guadagni in conto capitale sono stati ottenuti. Il BS distinguerebbe tra Olivetti soggetta a concorrenza internazionale, Fiat metastatizzata nello Stato ed Enel, monopolio secco. Occorre forse evitare il primato assoluto dell'economico, anche a sinistra. Bisogna estendere il quadro dell'impatto, economico e non, verso gli altri stakeholder, ai consumatori. Si può riportare ciò che hanno di recente scoperto AntiTrust e AntiGas: i costi al pubblico di utilities e grandi servizi in questa nazione sono alti. Le qualità basse. Punto. Dove lo scriviamo questo? In un bilancio sociale Fiat, per esempio, si potrebbe riepilogare la storia dei ‘voluntary' agreement che per molti anni hanno vietato ai giapponesi di presentarsi sul nostro mercato; si potrebbe calcolare l'impatto sociale ottenuto dai denari del popolo che hanno finanziato gli investimenti al Sud; si potrebbe infine raccontare i risultati dei test sulla qualità della ‘sbattuta' di uno sportello Fiat ed uno BMW. "Si ma queste sono informazioni riservate". Allora vuol dire che non lo devono più essere e che la concorrenza si andrà a fare su altro, con maggiore informazione per tutti. Sarebbe interessante leggere sul bilancio sociale della Banca Nazionale del Lavoro la percentuale dei depositi da enti pubblici, cioè del suo mercato captive; leggere da FS qualcosa sui rimborsi per ritardo, che rigirano denari pubblici e non migliorano il servizio; leggere da Autostrade come mai la triplicazione della Roma – Orte è fatta tranne la critica galleria di Ponzano; leggere da Alitalia d'essersi rivolta all'Enac contro le compagnie straniere perché alzassero le tariffe; da Capitalia la tabellina con il numero e l'importo dei rimborsati risparmiatori Cirio, spaccata per profilo di rischio che quei risparmiatori avevano firmato. Dal lato del bicchiere mezzo pieno, è gradito leggere da Enel di un avviso di garanzia arrivato a certi dirigenti. Quanto allo Stato hardcore, sarebbe bello essere informati sulla quantità di suicidi in carcere da un report del ministero di giustizia invece che dalla associazione Antigone: i politici trasalirebbero di meno ad ogni suicidio di colletto bianco e saprebbero che ci sono dieci suicidi al mese. Concludendo, il BS non è solo efficienza economica – che nel privato è il sano particulare del profitto – ma alza lo sguardo verso l'impatto dell'azienda sulla società nel suo complesso. Il BS è disclosure. E sarà pure da signorine, pero donde los hombres?
Paolo D'Anselmi

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Responsabilità sociale d'impresa e cooperazione

Cooperstudi, centro studi, documentazioni e ricerche del movimento cooperativo marchigiano, organizzazione che lavora in collaborazione con la Regione e con le associazioni del movimento cooperativo, Confcooperative, Legacoop, Unci, AGCI, ed editi da "Affinità elettive", ha pubblicato all'interno della sua collana editoriale il volume "Responsabilità sociale d'impresa", un valido supporto per chi già opera nel mondo della cooperazione e vuole attivare nella propria struttura cooperativa pratiche di responsabilità sociale d'impresa.

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Responsabilità sociale e coscienza sociale: una ricerca

Una recente ricerca ha inteso verificare il grado di consapevolezza della responsabilità sociale ed etica dell’impresa fra i titolari d’azienda della provincia di Padova iscritti ad Unindustria e presso un campione di imprenditori del Nord Est, scelti come opinion leader in riferimento al sistema economico e produttivo dell’area di Padova e del Nord Est. La ricerca è stata promossa da Camera di Commercio di Padova, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, con il supporto di varie altre organizzazioni di categoria e associazioni fra cui Ucid. L'analisi ha messo in evidenza, in particolare, gli elementi che secondo gli imprenditori contribuiscono a identificare un modello di sviluppo economico “sociale”, cercando anche di evidenziare le eventuali correlazioni positive esistenti tra le azioni di responsabilità sociale promosse dalle imprese e i risultati economici conseguiti.

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Comunicare la Responsabilità sociale: il Bilancio Sociale e le sue funzioni

Pubblichiamo questo Documento realizzato dal Dott. Luca Condosta in cui riassume concetti base di RSI e le funzioni e i modelli teorici del Bilancio Sociale.
Indice dei contenuti
• EVOLUZIONE DELL’AMBIENTE ECONOMICO
• ALCUNE DEFINIZIONI LEGATE ALLA RSI
• STEP DI SVILUPPO DELLA RSI
• LA SITUAZIONE DEL CONTESTO ITALIANO
• L’IMPORTANZA DEL PROCESSO
• BILANCIO SOCIALE COME RENDICONTAZIONE DI PROCESSO
• FUNZIONI DEL BILANCIO SOCIALE
• MODELLI ATTUALMENTE ESISTENTI
• RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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Scheda di valutazione del bilancio sociale

La presente scheda, curata dal Dott. Enzo Mario Napolitano, è stata predisposta per consentire al lettore di un bilancio sociale di effettuare una prima valutazione della qualità dello stesso e una comparazione con i bilanci sociali di imprese appartenenti allo stesso settore.
La scheda è stata impostata tenendo conto del documento Principi di Redazione del Bilancio Sociale approvato nel 2001 dal Gruppo di studio per la statuizione dei principi di redazione del bilancio sociale che viene ormai considerato il minimo comune denominatore dei bilanci sociali predisposti in Italia.

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Relazione sulla RSI in Europa, in Italia e nel Veneto

Pubblichiamo questo saggio realizzato da Raffaella Mantoan e Daniele Nicolai realizzato per il Master in "Responsabilità sociale d'Impresa" dell'Università degli Studi di Verona. Nel documento sono riportati i risultati delle ricerche svolte per tentare di sintetizzare i diversi modi in cui la RSI viene percepita all’estero, in Italia e nel Veneto.
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Primo rapporto sulla responsabilità sociale d'impresa in Italia

Scarica il primo rapporto sulla responsabilità sociale d'impresa in Italia, redatto da ISVI. Per la sezione "L'impegno sociale delle PMI italiane", ISVI si è avvalso della collaborazione di Doxa.
sito web:www.isvi.org/Rapporto%20RSI.htm

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Bilancio sociale le vie della credibilità

Scarica gli atti del convegno "Bilancio sociale le vie della credibilità", organizzato da ISVI e tenutosi a Milano il 2 dicembre 2003 presso la Sala Assemblee Banca Intesa - P.za Belgioioso 1.
sito web:www.isvi.org/atti%20presentazioni%20convegni/2%20dicembre%202003.htm

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Mettiamo a disposizione un interessante glossario realizzato dal dott. Saverio Pipitone, Laurea in Scienze Politiche e delle relazioni internazionali (Università degli Studi di Palermo, Facoltà di Scienze Politiche), Master in Responsabilità sociale d'impresa, (Università degli Studi di Verona, Facoltà di Giurisprudenza ed Economia); per contatti diretti sovia@virgilio.it;
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ed uno scritto relativo "Alla partecipazione nella responsabilità sociale d'impresa".
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Il contributo del Governo italiano alla campagna di diffusione della CSR in Europa
In occasione del semestre di Presidenza Italiana dell’Unione Europea, il Governo italiano ha voluto dare un contributo allo sviluppo del dibattito sulla CSR, organizzando, assieme alla Commissione Europea, la terza Conferenza Europea sulla CSR, "Il ruolo delle Politiche Pubbliche nella promozione della CSR".

In questa occasione è stato presentato un documento di proposta elaborato dal Ministero del Welfare con la collaborazione dei Professori Francesco Perrini, Stefano Pogutz e Antonio Tencati dell’Università Luigi Bocconi, partner scientifico del Progetto CSR-SC.
Il Documento è richiedibile a info@bilanciosociale.it (invio file PDF Kb 1090)

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Pubblichiamo questo interessante articolo del Dott. Luca Condosta sull'importanza di una comunicazione socio-aziendale sinergica e convergente. Sommario:
1. Premessa - 2. Impresa e Ambiente - 3. Responsabilità Sociale di Impresa - 4. Nuovi bisogni informativi - 5. I costi sociali - 6. Strategie per la comunicazione sociale - 7. Conclusione.
Scarica l'Articolo (File Word zippato 76 Kb)

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Il Bilancio Sociale nell'Amministrazione Pubblica
Mettiamo a disposizione in allegato un numero speciale della rivista "Azienda Pubblica". Tale numero, infatti, è stato interamente dedicato al Bilancio Sociale (in generale) e al Bilancio Sociale nelle Amministrazioni Pubbliche (in particolare). Proprio rispetto a questo secondo punto mancano precisi riferimenti in materia per cui riteniamo che le pubblicazioni in esso contenute possano contribuire al dibattito di professionisti ed esperti sul tema.
Il resto del contenuto del documento è richiedibile, contattando:
Dott.ssa Manila Marcuccio, Divisione Amministrazioni Pubbliche SDA BOCCONI
Via Bocconi 8, 20136 - Milano, Tel. 02.5836.2087, Fax. 02.5836.6832
Segreteria di redazione della rivista all'indirizzo: azienda.pubblica@uni-bocconi.it
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La responsabilità sociale dell'impresa: presupposti etici e ragioni economiche
Un saggio del Prof. Stefano Zamagni
Università di Bologna, Facoltà di Economia
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LIBRO VERDE: promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese
L'Unione europea si preoccupa della responsabilità sociale delle imprese, poiché essa potrebbe recare un contributo positivo all'obiettivo strategico definito a Lisbona: "divenire l'economia della conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo, capace di una crescita economica sostenibile accompagnata da un miglioramento quantitativo e qualitativo dell'occupazione e da una maggiore coesione sociale".
Il Libro verde si propone di lanciare un ampio dibattito sui modi nei quali l'UE potrebbe promuovere la responsabilità sociale delle imprese a livello sia europeo che internazionale, e in particolare su come sfruttare al meglio le esperienze esistenti, incoraggiando lo sviluppo di prassi innovative, migliorando la trasparenza e rafforzando l'affidabilità della valutazione e della convalida delle varie iniziative realizzate in Europa. Il documento propone un approccio basato su partnership più strette nell'ambito delle quali tutti gli interessati hanno un ruolo attivo da svolgere.
Libro Verde UE CSR (File PDF 186 Kb)

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Prospettive Sociali e Sanitarie - Istituto per la Ricerca Sociale, a fine 2002 ha pubblicato un numero monografico dedicato al bilancio sociale. Si tratta del numero 19-20/02 del 1-15 novembre, dal titolo:
Il bilancio sociale: significati, costruzione e possibili applicazioni.
Pubblichiamo l'Editoriale del numero e il Sommario.
Per chi fosse interessato all'argomento, è possibile acquistare il numero, o richiedere maggiori informazioni sulla rivista, contattando la Redazione al numero 02.46764276; oppure:
pss.abbo@hsn.it
sito web: pss.irs-online.it

Editoriale (File PDF 50 Kb)
Sommario (File PDF 14 Kb)

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Pubblichiamo due saggi dal titolo "Il dilemma del Bilancio Sociale: tra comunicazione e organizzazione" e "Il Bilancio Sociale nella Pubblica Amministrazione" del Dott. Massimiliano Suozzo, consulente nello sviluppo del Business Model, e del Business Plan per la realizzazione di due nuove Imprese, impegnato nella realizzazione dei Bilanci Sociali e dei Codici Etici (SA 8000) per la Pubblica Amministrazione e le Imprese, responsabile della certificazione ISO 9001 presso ABM SpA CA.
Saggi (File Word zippato 10 Kb)

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La comunicazione della Commissione Europea relativa alla "Responsabilità sociale delle Imprese: un contributo delle imprese allo sviluppo sostenibile"
CSRcomunicazioneUE (File PDF 128 Kb)

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Il progetto di ricerca per il Ministero del Welfare per uno standard italiano per la CSR
ProgettoCSRItalia (File PDF 340 Kb)

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Contabilità sociale delle attività motorio-sportive e del movimento nel Comune di Ferrara
Rendiamo disponibile questo interessante progetto relativo alla Contabilità Sociale nello Sport" elaborato dal Servizio Sport e Giovani del Comune di Ferrara.
Il modello elaborato si pone l'obiettivo di rendere visibili e comprensibili i fatti, intesi come risultati ottenuti dall'intero SISTEMA SPORTIVO CITTADINO, con parole piuttosto che con aride e complesse cifre, mettendoli a disposizione dei cittadini, dei praticanti sportivi, dei portatori di interessi sociali diversi (istituzioni, sistema scolastico, associazionismo, sistema sociale-sanitario, ecc…) gli obiettivi raggiunti, con elevati livelli di attendibilità e fedele rappresentazione. Il progetto fornisce utili indicazioni su come esaminare la distribuzione delle risorse, la spesa e le attività sinergiche tra i vari soggetti del SISTEMA SPORTIVO CITTADINO e di come l'azione complessiva del sistema ha contribuito al miglioramento della qualità della vita della nostra comunità.
AgendaContabilitàSociale (File Word zippato 593 Kb)

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Il Bilancio Sociale nell’ambito del Non Profit
Pubblichiamo questa relazione per presentare le caratteristiche del bilancio sociale nel campo delle organizzazioni che non contemplano la massimizzazione e distribuzione del profitto tra le proprie finalità istituzionali. Questa importante peculiarità, la non prevalenza del profitto o del lucro tra i fini aziendali, non esime queste organizzazioni, non fosse altro che per un impegno morale nei confronti di coloro che forniscono le risorse principali (lavoro, finanziamenti, ecc.), dall’esigenza di dotarsi di strumenti adeguati, a partire dalla loro stessa struttura organizzativa, affinché dette risorse vengano utilizzate nel perseguimento dello scopo sociale col massimo grado di efficienza, efficacia ed economicità possibile, e nel rispetto dei diritti, purchè legittimi, dei portatori di interessi (o “stakeholder”).
La relazione è stata realizzata da: Dott. Giuseppe Chiappero, Dott. Davide Barberis, Dott. Lorenzo Ferreri, Dott. Pier Luigi Foglia del Gruppo di Lavoro “Enti Locali” e “No-profit” dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Ivrea - Pinerolo – Torino.
Bilancio sociale non profit(File PDF 304 Kb)

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Progetto Q-RES: la qualità della responsabilità etico sociale d'impresa
Pubblichiamo le linee guida per il management del progetto Q-RES.
Queste linee di lavoro sono frutto del primo anno di lavoro del "Progetto Q-RES: verso uno standard di qualità della responsabilità etico-sociale d'impresa", ideato nel settembre 1999 dal CELE-Centre for Ethics, Law & Economics, di Castellanza, diretto dal Prof. Lorenzo Sacconi e realizzato in collaborazione con un gruppo di imprese, associazioni professionali, società di consulenza ed organizzazioni non profit.
Il "Progetto Q-RES" propone un modello di gestione ispirato all'idea del contratto sociale con gli stakeholder e ha come obiettivo la definizione di un inserimento completo ed integrato di strumenti per l'introduzione dell'etica nelle imprese.
Q-RES (File PDF 231 Kb)

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Corporate Social Responsibility Monitor (CSR) è un'indagine internazionale sulla responsabilità sociale d'impresa
Il Corporate Social Responsibility Monitor (CSR) è un'indagine internazionale che viene annualmente realizzata, con identico questionario, in 20 Paesi di 5 continenti.
L'ultima rilevazione è stata effettuata tra il dicembre 2000 e il gennaio 2001 tramite 1000 interviste in ciascun Paese. Eurisko è il partner italiano dell'istituto canadese (Environics) che promuove e coordina la ricerca.
L'indagine ha messo in luce l'ampia condivisione, pur in Paesi molto diversi dal punto di vista economico, sociale e giuridico, del concetto di "responsabilità sociale dell'impresa". In tutti i Paesi indagati vi è infatti una maggioranza di cittadini/consumatori che condivide l'opinione che le imprese dovrebbero andare oltre il loro tradizionale ruolo economico e dunque non limitarsi a "fare profitti, creare occupazione, pagare le tasse e rispettare le leggi".
Si auspica una "corporate responsibility" in grado di contribuire alla qualità sociale oltre che al benessere economico dei Paesi in cui l'impresa opera. Le aree in cui le aspettative nei confronti delle imprese sono più forti sono l'impegno per la salute e la sicurezza dei lavoratori, l'astensione dal pagamento di tangenti, il rispetto dell'ambiente e il trattamento equo dei dipendenti.
Corporate Social Responsibility Monitor (CSR) (File Word zippato 97 Kb)

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La solidarietà svelata
Pubblichiamo un saggio di Silvia De Vogli sull'Oscar di Bilancio e sulla comunicazione non profit. Cosa c’entra il bilancio con la comunicazione, cosa hanno a che fare i prospetti contabili con la solidarietà, il disagio sociale e l’emarginazione? Queste sono state le domande a cui il saggio pubblicato cerca di rispondere Lo studio arricchito dall’esperienza “sul campo” mostra quanta strada si debba ancora percorrere perché professionalità, trasparenza della rendicontazione e comunicazione diventino patrimonio culturale del non profit. Comunicazionenonprofit (File Word zippato 71 Kb)

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Della Responsabilità sociale d'Impresa
Pubblichiamo questo interessantissimo saggio sulla "Responsabilità sociale d'Impresa", gentilmente concessoci dal Prof. Stefano Zamagni, Economista, Docente dell'Università di Bologna ed uno dei massimi esperti di Economia Civile.

Ancora agli inizi degli anni '70, Milton Friedman, cofondatore assieme a George Stigler della celebre Scuola di Chicago ed entrambi Premi Nobel dell'economia, poteva scrivere: "il vero dovere sociale dell'impresa è ottenere i più elevati profitti (ovviamente in un mercato aperto, corretto e competitivo) producendo così ricchezza e lavoro per tutti nel modo più efficiente possibile". Il messaggio era chiaro: l'unica legittimazione, etica e sociale ad un tempo, del fare impresa è operare per massimizzare il profitto nel rispetto delle regole del gioco. Altrettanto chiara era la giustificazione di una proposizione così impegnativa: poiché il profitto è un indicatore sintetico di efficienza (allocativa), massimizzare il profitto significa fare il miglior uso possibile di risorse che sono scarse e quindi operare, in ultima istanza, per il bene comune (creare cioè "ricchezza e lavoro per tutti"). In tali condizioni, catena del valore economico e catena del valore sociale finiscono col coincidere. Oggi, nel tempo della società post-fordista in cui siamo entrati, nessuno più sottoscriverebbe, a cominciare dallo stesso Friedman, asserti come quello sopra riportato. Beninteso, la generazione di profitto continua ad essere condizione necessaria, ma non più sufficiente, perché l'impresa possa dirsi legittimata agli occhi della società civile. Per quali ragioni? Ne indico tre, di natura, per così dire, fondazionale e che valgono a farci comprendere come quello della corporate social responsibility, vale a dire della responsabilità sociale dell'impresa (rsi), non sia un fenomeno passeggero legato ad una qualche moda culturale, ma qualcosa di permanente destinato a connotare di sé il comportamento dell'impresa globale del futuro. La prima ragione ha a che vedere con una vera e propria novità emergente di questa epoca di sviluppo: la responsabilità sociale del consumatore-cittadino. Si tratta del fatto che la figura, ormai superata, del consumatore come ricettore passivo delle proposte che gli vengono dal lato della produzione, va cedendo il passo ad un soggetto che vuole bensì consumare, ma in modo critico. In altro modo, ciò significa che con le sue decisioni di acquisto e, più in generale, con i suoi comportamenti, il consumatore intende contribuire a "costruire" l'offerta di quei beni e servizi di cui fa domanda sul mercato. Non gli basta più il celebrato rapporto qualità-prezzo; vuole sapere come quel certo bene è stato prodotto e se nel corso della sua produzione l'impresa ha violato, in tutto o in parte, i diritti fondamentali della persona che lavora. Si prenda il caso, ormai paradigmatico, della multinazionale Nike. Dopo che alcune associazioni di consumatori avevano denunciato lo scandalo del lavoro minorile mal pagato in India e Pakistan, il titolo Nike precipitò dai circa 66 dollari dell'agosto 1997 ai 39 dollari del gennaio 1998, e ciò in conseguenza di una ben orchestrata campagna di boicottaggio. (Esperienze analoghe sono capitate alla Reebok e alla Nestlé). Ma v'è di più. Recenti indagini di mercato hanno evidenziato come l'80% dei consumatori europei si dichiari propenso a favorire lo sviluppo di imprese impegnate, in qualche modo e in qualche misura, nel sociale. E il 72% dei consumatori italiani intervistati ha dichiarato che sarebbero propensi a pagare un prezzo più elevato per i beni che acquistano se avessero certezza (e garanzie) che le imprese in gioco si sottopongono alla certificazione sociale (del tipo Social accountability, SA 9000) oppure si impegnano in iniziative socialmente rilevanti. D'altro canto, il boom dei fondi etici e della cosiddetta finanza etica conferma appieno queste dichiarazioni. In buona sostanza, la tendenza in atto sembra confermare l'intuizione di J.S. Mill - uno dei massimi punti di riferimento del pensiero liberale - quando, intorno alla metà dell'ottocento, aveva formulato il principio della sovranità del consumatore. Solo che allora i tempi non erano ancora maturi perché questa sovranità potesse venire esercitata. Passo alla seconda delle ragioni indicate. Una delle conseguenze più vistose dell'attuale globalizzazione è il fenomeno della destrutturazione dell'attività produttiva e, al proprio interno, della delocalizzazione delle imprese. Una bella metafora di Peter Drucker rende bene l'idea. Le imprese dell'epoca fordista - scrive il nostro - erano come le piramidi d'Egitto, strutture ben piantate su un territorio con il quale sviluppavano relazioni di natura non solo economica, ma anche sociale e culturale. Le imprese di oggi, invece, sono come le tende del deserto che un giorno possono essere piantate in un luogo e il giorno dopo in un altro. Quale il significato di tale fatto ai fini del nostro discorso? Quello di segnalare che va progressivamente diminuendo la corrispondenza stretta tra territorio e impresa, una corrispondenza che veniva alimentata da controlli informali e da forme di mutuo aiuto. L'imprenditore che si fosse "comportato male" si trovava a dover rispondere, in quale forma, alla "sua gente", la quale rappresentava anche, in non pochi casi, il mercato di sbocco dei suoi prodotti. In contesti del genere, la responsabilità sociale dell'impresa era, per così dire, in re ipsa: è forse per questo che non se ne parlava. Oggi, in tempi in cui i mercati di riferimento dell'impresa vanno diventando sempre più globali, può accadere - come le cronache puntualmente confermano - che produrre profitto non equivale, necessariamente, a produrre benessere diffuso. Con il che, la tradizionale logica di legittimazione dell'impresa, secondo la quale la generazione di profitto era, ipso facto, fonte di benefici sociali, cessa di essere credibile e dunque creduta. Di qui la richiesta implicita, che sale con insistenza dalla società, che le imprese rivelino all'esterno, avvalendosi dei tanti strumenti a loro disposizione - il bilancio sociale; il bilancio ambientale; il cause-related marketing; la comunicazione mediatica pubblicitaria e non - il modo specifico in cui si esprime la loro responsabilità nei confronti di tutti gli stakeholders e non solamente degli shareholders. Alla luce di ciò, riusciamo ad afferrare il senso dell'iniziativa recente della Commissione Europea che, con il "Libro Verde" sulla rsi, ha inteso predisporre linee-guida per giungere, in tempi rapidi, ad una sorta di codice di condotta per le imprese europee, un codice che, valorizzando i legami di reciprocità tra impresa e società, favorisca la coevoluzione armonica di entrambe. Infine, la terza ragione dell'insorgenza e della diffusione di pratiche di rsi chiama in causa un peculiare aspetto della struttura organizzativa interna delle odierne imprese. Si tratta del fatto che, a causa dei pervasivi fenomeni di asimmetria informativa e di incompletezza contrattuale, è sempre più difficile per il management controllare l'operato dei propri collaboratori e dipendenti. Come evitare che comportamenti opportunistici del tipo free-riding e shirking (letteralmente: l'atto di imboscarsi) raggiungano la soglia al di sopra della quale viene messa a repentaglio la redditività dell'impresa? Si risponderà: mediante l'adozione di appositi schemi di incentivo, i managers cercheranno di estrarre da ciascuno dei partecipanti all'organizzazione d'impresa l'effort (sforzo) ottimale, così da raggiungere gli obiettivi prefissati. Ora, a prescindere dalla circostanza che gli incentivi sono comunque costosi per l'impresa, resta vero che essi tendono sovente a produrre effetti di spiazzamento (crowding-out) delle motivazioni intrinseche degli agenti. Ad esempio, se un dipendente è pagato per essere onesto sul lavoro, gli altri non valuteranno più il comportamento onesto come un comportamento morale. E poiché quest'ultimo è associato all'approvazione sociale, si ha che pagare per ottenere un comportamento morale produce l'effetto di erodere nel tempo la forza delle motivazioni intrinseche. Il punto da sottolineare è che uno schema di incentivo - si offre qualcosa che ha valore per dirigere la scelta del soggetto in una direzione piuttosto che in un'altra - nasconde sempre una relazione di potere, una relazione che è certamente preferibile a quella generata dalla coercizione: è sempre meglio offrire incentivi piuttosto che coartare la volontà altrui, come accadeva in epoca fordista. Ma la coercizione non è la sola alternativa possibile all'impiego degli incentivi: vi è, infatti, la persuasione e l'approvazione sociale, che in non pochi casi, si dimostrano essere le più efficienti tra le strategie d'azione. Ebbene, come parecchie storie di successo indicano a tutto tondo, la responsabilità sociale dell'impresa è il più potente dei modi attraverso cui l'impresa si crea una reputazione e dunque è in grado di utilizzare a proprio vantaggio il meccanismo della persuasione nei confronti di tutti coloro che in essa operano. Si pensi - per restare al nostro paese - ad imprese come la Coop, la Merloni, la Henkel Italia, la catena Naturasì, la Società Autostrade, l'Unipol, la Telecom, per indicare solamente alcune tra quelle maggiormente coinvolte nelle tematiche sociali. Si tratta di imprese che stanno utilizzando i vari strumenti della rsi - e in special modo del bilancio sociale - sia per rivedere il modello organizzativo di tutte le funzioni della governance aziendale, sia per avviare un ripensamento radicale circa il modo di fare impresa, oggi. In particolare, circa il modo di favorire i processi di creazione e di diffusione della conoscenza, sia tacita sia esplicita, all'interno dell'organizzazione. A tale ripensamento e, più in generale, all'affermazione di una nuova corporate culture, stanno dando un contributo importante soggetti della società civile quali Sodalitas (espressione dell'Assolombarda); Anima (espressione dell'Unione Industriali di Roma); Humanity (Luiss e Confindustria); l'Osservatorio per la Finanza Etica; il CELE (Centre for Ethics, Law and Economics, dell'Università Cattaneo di Castellanza), AICCON (di Forlì) e ora Nomisma Non Profit. L'obiettivo che, in forme e modalità diverse, accomuna il lavoro di tali soggetti è duplice: per un verso, quello di operare per restituire l'economia alla società e alla vita e per l'altro verso quello di diffondere tra gli imprenditori l'idea che il mercato per poter funzionare, bene e a lungo, ha bisogno anche di una certa dose di gratuità, dal momento che è il principio del dono che fonda lo scambio e non viceversa - come purtroppo ancora molti si ostinano a credere.

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La qualità della cultura d’impresa nel processo di scambio con gli altri attori sociali. - La nuova proposta dell’Istituto Europeo per il Bilancio Sociale
Il Prof. ROBERTO MARZIANTONIO, Presidente IBS (Istituto Europeo Bilancio Sociale) ha presentato PROGRESS, l’innovativo processo di gestione responsabile per uno sviluppo sostenibile che trova nel Bilancio Sociale il suo documento di rendicontazione periodica.

Chi fosse interessato al testo del documento invii una e-mail di richiesta alla Redazione del sito:
info@bilanciosociale.it

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Uno studio di Legacoop Bologna sugli indici di bilancio delle cooperative sociali
Legacoop Bologna ha realizzato una ricerca dedicata agli indici di bilancio di un campione di cooperative sociali aderenti.
La ricerca, realizzata con il contributo della Camera di Commercio di Bologna, è stata curata da Paolo Camanzi, Martina Masi e Alberto Alberani, ha avuto lo scopo di valutare il risultato conseguito da un campione di cooperative sociali sotto il profilo economico, patrimoniale e finanziario.
L’analisi di bilancio è in genere finalizzata a generare informazioni sulla gestione e sull’azienda; in questo senso, le analisi di bilancio non forniscono “apprezzamenti”, giudizi e valutazioni, bensì informazioni utili per formulare tali giudizi.
Tra i tipi di analisi di bilancio, quella per indici è forse la più conosciuta. Tale analisi si fonda sul presupposto che la comprensione delle dinamiche aziendali non possa basarsi sull’osservazione dei semplici dati indicati in bilancio, ma necessiti di raggruppamenti e rapporti resi dagli indici. Il pregio degli indici è la loro sinteticità e la facilità con cui possono suggerire domande all’analista.
Per l’analisi non sono stati adottati dunque i classici indici relativi al ROI e al ROE, ma si è posta maggiore attenzione agli indici in grado di misurare il valore aggiunto e il suo rapporto al valore della produzione. Gli indici prescelti sono stati:
Indice di liquidità
Rapporto di indebitamento
Rotazione dei crediti in giorni
Incidenza del costo del personale sul valore della produzione
Valore della produzione per addetto
Valore aggiunto
Valore aggiunto su valore della produzione
Dall’analisi, condotta sui bilanci aggregati delle cooperative per il quinquennio 1996-2000, emerge chiaramente che il settore della cooperazione sociale è in forte crescita: nel periodo di riferimento si registra infatti un incremento del 72,8% nel capitale investito, che è arrivato a circa 24 milioni di Euro, e un più 103,71% per il risultato di esercizio. La crescita risulta trainata soprattutto dalle grandi cooperative sociali di tipo A. La ricerca però evidenzia anche come il settore sia finanziariamente debole e non in grado di fronteggiare adeguatamente la crescita. In particolare, gli utili netti risultano molto ridotti in proporzione al valore della produzione limitando così la capacità di autofinanziamento delle cooperative nel settore. Il rapporto di indebitamento rilevato è particolarmente preoccupante per le cooperative di tipo A di medie e piccole dimensioni, anche come conseguenza dell’influenza esercitata dalla cronica sottocapitalizzazione dell’istituto cooperativo.
Nel quinquennio c’è anche stato un peggioramento della rotazione dei crediti (ossia dei tempi di pagamento) a partire dal 1998 che porta a rilevare una rotazione media di 147 giorni per le cooperative di tipo B, 143 per le A di grandi dimensioni e 137 per le altre di tipo A.
Studio indici di bilancio coop sociali (File PDF zippato 1.075 KB)

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Pubblichiamo articolo "Una costellazione di strumenti", pubblicato da "Fuori Orario", rivista di cultura e pratiche sociali edita dal consorzio CS&L di Cavenago Brianza (MI), curata da Pares psc, Milano.
www.pares.it
Una costellazione di strumenti (file PDF 145 Kb)

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Ingegneria della competizione
Rendiamo disponibile una serie di documenti elaborati dall'Ing. Renzo Serra, Ingegnere elettronico (Politecnico di Milano), Dirigente industriale, consulente di Direzione e Auditor per la Qualità e la Responsabilità Sociale
L'ingegneria della competizione è una disciplina che approccia le prestazioni aziendali in modo globale, considerando gli aspetti più ampi e profondi delle Organizzazioni.
L'obiettivo è il profitto aziendale di lungo periodo realizzato attraverso una VISIONE dell'Organizzazione basata sui suoi valori fondanti. Il modello sono le Companies di maggiore successo e lo strumento è il Codice Etico dell'Organizzazione.

Alcuni dei titoli dei documenti reperibili nel sito dell'Ing. Serra.

Responsabilità Sociale: la nuova sfida per la competizione - Qualità, giugno 2000
La continua ricerca del miglioramento per competere richiede una visione globale dell'azienda nel contesto sociale. L'approccio vincente sembra essere la valorizzazione dei comportamenti etici verso i quali i mercati sono sempre più sensibili e che garantiscono il massimo profitto. Oggi è disponibile una Norma internazionale che consente la certificazione della Responsabilità Sociale ed è possibile progettare Sistemi Etici che producano vantaggi concreti.

SA 8000: le ragioni e il metodo per l'applicazione - Qualità, novembre 1999
La Norma SA 8000 è il riferimento disponibile per la certificazione della Responsabilità Sociale delle Organizzazioni e per l'iscrizione all'Albo di tutela del Lavoro Minorile. Vengono indicate le motivazioni che portano alla scelta di questo strumento e le metodiche di base necessarie per organizzare e sviluppare il Sistema Etico aziendale conforme.
Perché adottare SA 8000

I Codici Etici come strumento per competere
Convegno Nazionale AICQ, maggio 2000
Slides PowerPoint (760 kbyte) per la presentazione della memoria

I codici etici, strumento di evoluzione della qualità e della competitività aziendale
De Qualitate, maggio 1998
Relazione presentata al Salone internazionale dell'arte del restauro e della conservazione dei Beni Culturali - Ferrara - 4 aprile 1997 - Incontro tecnico: "La professionalit\'e0 del restauratore tra etica e impresa"

I codici etici nelle aziende - De Qualitate, gennaio 1997
I codici etici possono essere uno strumento per migliorare la qualità e la competitività delle aziende. Il problema della progettazione di un codice etico può essere risolto ispirandosi alla dottrina sociale della chiesa cattolica può ispirare la progettazione dei codici etici

Per informazioni: r.serra@tiscalinet.it
http://web.tiscali.it/idici

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Il "Libro Bianco sul mercato del lavoro". Una sezione dedicata alla responsabilità sociale d'impresa
All'interno del "Libro Bianco sul mercato del lavoro" presentato dal Governo, viene dedicata una parte alla responsabilità sociale d'impresa, più precisamente nella parte seconda, capitolo: le proposte - Promuovere una società attiva ed un lavoro di qualità.
Pubblichiamo il testo integrale della sezione: I.3.6. Responsabilità sociale delle imprese

Il Governo condivide il recente Libro Verde della Commissione europea Promoting a European Framework for Corporate Social Responsibility (18 luglio 2001, COM(2001) 366 final), auspicando che gli operatori economici italiani possano sviluppare una cultura orientata verso la "responsabilità sociale".
Con questo concetto si allude, come noto, non soltanto al semplice adempimento degli obblighi di carattere legale imposti da precetti legislativi od anche di origine convenzionale, quanto anche all'impegno di andare oltre il semplice adempimento investendo sempre più nelle risorse umane. Andare oltre le prescrizioni legali minime in campo sociale può, del resto, avere un impatto rilevante sulla produttività delle imprese, anche se non può certo considerarsi una metodologia in alcun modo sostitutiva della regolazione dei diritti sociali fondamentali. La "responsabilità sociale", intesa come investimento in capitale umano, può rappresentare una scelta strategica vincente per l'impresa, nel senso di migliorare il rendimento dei dipendenti, generando maggiori profitti, ed allo stesso tempo destando una crescente attenzione nei consumatori e negli investitori. Del resto in alcune regioni italiane la situazione del mercato del lavoro impone all'operatore economico un comportamento assai attento ai profili sociali, finalizzato ad attrarre e trattenere il capitale umano di migliore qualità. A questo fine non è certamente sufficiente attenersi agli obblighi di legge od a quanto previsto dal contratto collettivo: è necessario andare ben oltre. A ragione dunque la Commissione europea raccomanda lo sviluppo di una cultura della "responsabilità sociale" che valorizzi l'empowerment dei collaboratori, realizzando condizioni di formazione permanente, sviluppo di carriera, meccanismi di partecipazione ai profitti, puntando in definitiva alla realizzazione di risorse umane di qualità.

Il Governo sollecita tutti gli attori a prestare attenzione al tema della "responsabilità sociale" delle imprese, sperimentandolo anche a mezzo di "codici di condotta" di tipo volontario che consentano ai lavoratori ed ai loro rappresentanti di valutare la politica delle risorse umane delle organizzazioni, instaurando un fruttoso dialogo con il management. Occorre in definitiva sperimentare nuove tecniche, comprensive anche di un diverso funzionamento dei meccanismi delle assicurazioni sociali, che sia ispirato alla logica del management by objectives. Ciò pur nella consapevolezza della difficoltà di definire standard di comportamento validi universalmente, compresa quella del social auditing, del 'marchio sociale' ed altre analoghe. La prospettiva suggerita dalla Commissione, autorevolmente confermata dal Consiglio europeo di Goteborg (giugno 2001), appare in questo senso condivisibile: transitare da una prospettiva meramente regolatoria ad un developmental approach costituisce la garanzia per una visione non solo giuridico-istituzionale, ma anche dinamica del funzionamento dei rapporti di lavoro e dei mercati in cui sono inseriti. Le tutele dell'ambiente, dell'igiene e sicurezza nel lavoro, dei diritti fondamentali nella filiera produttiva globale possono rappresentare gli ambiti in cui promuovere lo sviluppo di queste iniziative volontarie.

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La responsabilità sociale e i nuovi strumenti di comunicazione nell'esperienza bancaria italiana
La Prof.ssa Angela Tarabella, ci invia la descrizione di una ricerca “La responsabilità sociale e i nuovi strumenti di comunicazione nell'esperienza bancaria italiana”, realizzata in collaborazione con G. Birindelli.

Contenuto e breve descrizione.
Vista la crescente importanza della business ethics e della correlata comunicazione socio-ambientale delle imprese, testimoniata anche dall'adozione di nuovi strumenti informativi, nonchè stimolata dalle raccomandazioni provenienti dagli organismi sovranazionali, stiamo assistendo ad una revisione dell'approccio delle nostre aziende, di credito e no, nei confronti dei propri stakeholders, sempre più attenti alle performances di queste ultime in termini soprattutto di creazione del valore aggiunto. Prova ne è il crescente interesse mostrato dal mondo accademico e operativo verso strumenti volti a catturare la capacità di generare ricchezza a favore della collettività; di qui la grande rilevanza di rafforzare il dialogo con i pubblici sia interni sia esterni in un contesto, qual è quello attuale, sempre più competitivo e dinamico. Nel lavoro vengono esaminate le possibilità segnaletiche offerte da forme inedite di bilancio e dalle forme di certificazione ambientale e sociale. La conclusione prevede un'analisi empirica volta a verificare il grado di diffusione dei nuovi strumenti di comunicazione presso le banche italiane quotate. Le risultanze dell'indagine sembrano confermare come il contributo al benessere della collettività costituisca una sfida etica a cui pure le imprese bancarie non possono più sottrarsi.

Il volume è pubblicato da Franco Angeli Milano, Ed. 2001, Autori: G. Birindelli e A. Tarabella

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La nuova sfida per la comunicazione strategica
Pubblichiamo questo interessante articolo del Prof. Roberto Marziantonio, Presidente Istituto Europeo per il Bilancio Sociale e grande studioso del Bilancio Sociale, tratto dal sito: www.ferpi.it Contemperamento degli interessi nel processo di gestione responsabile
Contemperamento degli interessi nel processo di gestione responsabile.
La qualità della cultura d'impresa nel processo di scambio con gli altri attori sociali


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Il bilancio sociale: uno strumento di comunicazione. Di Letizia Patroni Negri
L'impresa deve essere in grado di coniugare il perseguimento del profitto con l'interesse della collettività a una più alta qualità della vita. Il bilancio sociale rappresenta un valido strumento per comunicare dati quantitativi e qualitativi sulle numerose attività svolte dall'impresa in relazione alle finalità sociali assunte consapevolmente nelle proprie iniziative. Partendo da questi principi, la Dott.ssa Letizia Patroni Negri, nel documento allegato, analizza la funzione che deve avere il bilancio sociale e ne descrive struttura e principi di redazione.
L'articolo è stato pubblicato sul numero 2 della Rivista di economia aziendale-diritto-scienza delle finanze-economia politica - edita da RCS scuola.
Il bilancio sociale: uno strumento di comunicazione

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Dal Bilancio sociale al Bilancio di sostenibilità: metodologie ed esperienze a confronto
Pubblichiamo questo rapporto di Duccio Bianchi, Daniela Mauri, Giuseppe Sammarco, presentato nell'ambito del convegno dal titolo: "Good Economy" organizzato dalla Fondazione Eni Enrico Mattei, Legambiente e Compagnia delle opere. "Un modello di rendicontazione sulle quantità e sulle qualità di relazione tra impresa e gli stakeholders rappresentativi dell'intera collettività, che mira a delineare un quadro omogeneo, puntuale, completo e trasparente della complessa interdipendenza tra i fattori economici e quelli socio-politici connaturati e conseguenti alle scelte d'impresa". Questa è la definizione di bilancio sociale, che seppur nella sua complessità, risulta una delle più complete tra le molte elaborate e che costituirà il punto di partenza di questo documento. Questo rapporto ha infatti l'obiettivo di delineare il percorso della comunicazione ambientale e sociale d'impresa e di indicare quali sono le linee di tendenza per i prossimi anni. Nei primi paragrafi si identificano le più note metodologie, approcci e linee guida fino ad oggi utilizzate per predisporre i bilanci sociali. Di seguito si esaminano alcuni bilanci sociali pubblicati in Italia e si delineano le principali caratteristiche. Infine si illustrano le più recenti tendenze internazionali affrontando il tema del sustainability report, il rapporto di sostenibilità che rappresenta la naturale evoluzione e ricongiungimento delle più importanti informazioni di tipo ambientale, sociali ed economiche fornite dall'impresa.
www.feem.it/web/activ/_wp.html e cliccare "Rapporti sviluppo sostenibile"

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Il processo di comunicazione nelle aziende nonprofit
E' disponibile all'indirizzo:
www.ea2000.it/paper/Gazzola/Gazzola2.htm il documento della dott.ssa Patrizia Gazzola dal titolo "Il processo di comunicazione nelle aziende nonprofit", che sottolinea l'importanza del bilancio come strumento di comunicazione.

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La progettazione e la rendicontazione sociale nelle fondazioni bancarie
Riceviamo e pubblichiamo questo interessante documento inviatoci dal Dott. Enzo Mario Napolitano.
Dopo dieci anni di tormento legislativo le fondazioni bancarie stanno conquistando una precisa identità normativa e quindi aziendale.
Le fondazioni sono invitate dal Ministero a far approvare dall'organo di indirizzo un documento di programmazione pluriennale - riferito a un congruo periodo - che individua le strategie, gli obiettivi, i programmi, le priorità e gli strumenti di intervento. I bilanci delle fondazioni devono essere improntati ai principi di competenza economica, di prudenza, del primato della rappresentazione della sostanza sulla forma, di trasparenza - dei profili patrimoniali, economici e finanziari - e della corretta ed esauriente rappresentazione delle forme di investimento del patrimonio al fine di verificarne la conservazione del valore e la redditività. Le fondazioni debbono redigere il bilancio di missione caratterizzato da un contenuto minimale obbligatorio e incluso nella relazione sulla gestione che accompagna il bilancio.
E' disponibile in allegato l'intero documento in formato PDF (130 Kb):
La progettazione e la rendicontazione sociale nelle fondazioni bancarie

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L'Ordine dei Dottori Commercialisti propone gli schemi per la redazione del Bilancio delle Organizzazioni non profit
Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, Commissione aziende non profit, ha elaborato un documento programmatico di indirizzo e contenuto, per la predisposizione degli schemi di Bilancio delle Organizzazioni non profit.
Mettiamo a disposizione il testo.
Documento programmatico (file Word zippato 28 Kb)

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Il Bilancio Sociale degli studi professionali: proposto un modello per i Dottori Commercialisti
L'impresa deve rendere conto delle sue attività a tutta la società, in particolare per l'uso fatto delle risorse umane e di quelle naturali e per le conseguenze delle sue attività sull'ambiente, partendo da questo principio, tutti i professionisti sono chiamati a risolvere il dilemma etico, di coniugare profitto con la pratica della solidarietà, della mutualità e della sostenibilità ambientale.
Il professionista guidato dai valori etici dovrebbe perseguire e consolidare il difficile equilibrio tra valore economico e valore sociale dell'attività professionale. Lo strumento per gestire i valori e misurare la coerenza dell'attività professionale svolta con gli impegni valoriali assunti è il Bilancio Sociale.
E' questo il tema trattato da Enzo Mario Napolitano [autore di testi sul marketing e sulla qualità negli studi professionali e nelle imprese sociali editi da Franco Angeli] che propone un modello applicativo per gli studi dei Dottori Commercialisti.
Modello di Bilancio Sociale Modello di Bilancio Sociale (file Word zippato 37 Kb)

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Cooperazione e Bilancio Sociale: suggerimenti per una paternità consapevole
di Mario Viviani

Per l'impresa cooperativa l'adozione del bilancio sociale costituisce al tempo stesso una svolta e una "rivelazione" della propria originaria peculiarità. ln realtà si tratta di un processo avviato nell'ultimo decennio del secolo XX e tutt'altro che lineare e indolore: come dimostra il fatto che esso è tuttora nella fase sperimentale ed è lontano dall'essersi generalizzato. Mentre si parla già, ambiziosamente, di "bilanci sociali di sistema".
(Documento zippato in formato Word - 11Kb)

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Il Bilancio Sociale d'Impresa
di Gianfranco Rusconi

Il bilancio sociale non è un'esclusiva delle imprese cooperative. Queste, anzi, sono entrate abbastanza tardi in un dibattito già annoso. Quali sono gli scopi che un' azienda persegue nell'adottare questo strumento? E qual è il contesto "etico" nel quale tale operazione si inserisce? In questo articolo si ripercorrono sistematicamente finalità e significati di un costume comunicativo (e non solo) che sta investendo il tessuto delle economie.
(Documento zippato in formato Word - 18Kb)

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Il cantiere aperto del Bilancio Sociale
di Francesco Vermiglio

Fra le ragioni del bilancio sociale vi è quella di evidenziare la compresenza, nell'attività dell'impresa, di funzioni economiche e sociali: funzioni che un tempo potevano apparire coincidenti, ma fra le quali, oggi, possono emergere anche fattori di conflitto. Nel bilancio sociale si formalizza dunque, a livello comunicativo, il rapporto fra azienda ed evoluzione sociale. In questo articolo, anticipando alcuni risultati di un gruppo di lavoro che sta discutendo l'argomento, si affrontano i diversi aspetti di una tipica "questione aperta".
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Pubblichiamo un interessante documento, inviatoci dal presidente del Consorzio Cooperativo Iniziative Sociali, Dott. Dino Terenziani, relativo all'esperienza di realizzazione del bilancio sociale delle cooperative sociali di Reggio Emilia aderenti alla Lega delle Cooperative, che ha visto coinvolte 20 cooperative sociali ( 7 di tipo A e 13 di tipo B).
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Azienda pubblica e Azienda non profit: il ruolo del bilancio sociale nel decentramento
Il Prof. Giorgio Fiorentini e la Dott.ssa Daniela Preite ci inviano un interessante paper dal titolo "Azienda pubblica e Azienda non profit: il ruolo del bilancio sociale nel decentramento", presentato al convegno "Decentramento ed Enti Locali: Economia, responsabilità aziendale, finanza", organizzato dall'Università di Parma il 25-26 maggio 2000, che volentieri mettiamo a disposizione di tutti i nostri visitatori.
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Azienda pubblica e Azienda non profit: il ruolo del bilancio sociale nel decentramento
Il Prof. Giorgio Fiorentini e la Dott.ssa Daniela Preite ci inviano un interessante paper dal titolo "Azienda pubblica e Azienda non profit: il ruolo del bilancio sociale nel decentramento", presentato al convegno "Decentramento ed Enti Locali: Economia, responsabilità aziendale, finanza", organizzato dall'Università di Parma il 25-26 maggio 2000, che volentieri mettiamo a disposizione di tutti i nostri visitatori.
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Il bilancio sociale un eccezionale strumento per comunicare la propria missione
Pubblichiamo un articolo del Prof. Antonio Matacena, ordinario di Tecnica professionale - Università degli studi di Bologna, grande studioso del bilancio sociale, pubblicato sul settimanale Vita.

Sebbene sia uno strumento giovane e, per molti versi, ancora troppo poco "utilizzato" dal mondo imprenditoriale italiano, sia esso profit o senza fine di lucro, il bilancio sociale sta conoscendo in questi ultimi anni un'importante diffusione. Si tratta di un processo che è strettamente collegato alle molteplici funzioni che questo strumento contabile svolge ma anche a quelle che potrà svolgere sempre più in futuro. Funzioni che, brevemente, possono essere così riassunte. Nell'ambito delle aziende a scopo di lucro il bilancio sociale può essere collegato innanzitutto all'esigenza di dimostrare il rispetto di norme giuridiche, laddove siano previsti vincoli al comportamento delle aziende stesse. Facciamo qualche esempio. Se è in vigore una legislazione sulla tutela delle acque , in un bilancio sociale saranno fornite informazioni di carattere ambientale che attestano il rigoroso scrupolo seguito dall'azienda del caso nel rispettarla. Tuttavia si può trattare anche di vincoli non di natura normativa ma altrettanto forti e stringenti imposti dal tipo di attività produttiva che l'impresa svolge e che magari può sortire effetti inquinanti o ingenerare sospetti, nella pubblica opinione, circa la pericolosità dei luoghi di lavoro. Ecco allora inserite nel documento contabile informative di carattere socio-ambientale che "rassicurano" la comunità sull'impegno che l'azienda mette nel limitare le emissioni nocive e nel tutelare i lavoratori contro i rischi di infortuni. Perseguendo tale finalità, il bilancio sociale diviene inoltre uno strumento molto utile per accreditare l'immagine dell'azienda e garantirne (o, almeno, contribuire ) la legittimità dell'agire. A fronte di queste due finalità principali del bilancio sociale, "tarate" fondamentalmente per aziende che perseguono come scopo primario l'ottimizzazione del profitto, se ne sono andate sviluppando altre negli ultimi anni che hanno riguardato più da vicino altre tipologie di imprese i cui obiettivi finali non sono da definirsi strettamente profittuali. Si è fatta largo cioè l'idea che anche le imprese senza fine di lucro abbiano interesse a produrre un bilancio redatto secondo questi criteri. Da qui gli studi sul bilancio sociale nelle cooperative mutualistiche e nelle aziende non profit. Nel caso della cooperazione mutualistica il bilancio sociale serve a dimostrare e rendere noti gli stessi principi ispiratori che ne regolano l'attività: l'aiuto reciproco, la solidarietà. Per quanto riguarda invece le organizzazioni non profit (cooperative sociali, associazioni, comitati, ecc.) il documento diventa lo strumento più efficace per comunicare la mission aziendale, il tipo di governance adottato, gli obiettivi relazionali perseguiti: per esempio tutela dei soggetti svantaggiati, assistenza ai malati terminali, cura ai tossicodipendenti. In queste realtà, infatti, la qualità dei risultati dipende proprio dal tipo di relazioni instaurate con i soggetti ai quali si rende il servizio e di conseguenza il bilancio sociale rappresenta il documento più adatto e che meglio descrive le performance ottenute. Oggi si moltiplicano gli studi sul bilancio sociale, fioriscono pubblicazioni sull'argomento e nelle università e negli studi professionali si affinano sempre più i criteri di redazione. Si tratta di una grande "conquista" per le nostre imprese e mi auguro che siano sempre più numerose quelle che sceglieranno di avvalersi di questo significativo veicolo di comunicazione.

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